Messages of solidarity for Mimmo Lucano
Botschaften der Solidarität für Mimmo Lucano
Messages de solidarité pour Mimmo Lucano

Scrivi un nuovo messaggio sul guestbook

 
 
 
 
 
 
Fields marked with * are required.
Your E-mail address won't be published.
It's possible that your entry will only be visible in the guestbook after we reviewed it.
We reserve the right to edit, delete, or not publish entries.
471 messaggi.
Alessandra da Roma pubblicato il 30 Dicembre 2019 alle 13:05
Salve Mimmo volevo dirti che ti sono stata sempre vicino e ho seguito la tua assurda vicenda ho sempre pensato che Riace fosse un esempio di integrazione da seguire anche in altri paesi e province...ma sembra che ciò che funziona non va bene x questa Italia che si sta impoverendo di cultura, umanità , valori. Il tuo messaggio mi ha emozionata, vorrei che le persone che lo leggano ne facciano tesoro e non restino solo belle parole sulla scia dell'emozione del Natale. Ti sono vicina e come te continuo a sperare ...ciao Alessandra
Vincenzo Alampi da Marina di Palizzi (R.C.) pubblicato il 28 Dicembre 2019 alle 17:10
Sono cugino acquisito del tuo amico sindacalista vercellese Nando Sigismondi. Inutile premettere che sono sempre stato dalla tua parte. Sono anche poeta e scrittore per hobby con auto pubblicazioni sulla piattaforma Amazon, verificabile digitando "vincenzo alampi" . Avendo scritto un saggio sulla Calabria, come diventare l'eden del mondo, desidero chiederti come devo fare per consegnarti una copia da sottoporre al tuo parere-consiglio. Mi dai un recapito tramite e-mail o te le porto personalmente? Ti faccio i miei migliori auguri di Buon Anno in cui si possano risolvere nel migliore dei modi tutti i tuoi guai personali. Enzo Alampi, cav. al merito della Repubblica.
Enrica Danovaro da Lubecca pubblicato il 21 Dicembre 2019 alle 13:19
Caro Mimmo, salve a te e alla tua organizzazione, sono una donna di 63 anni. Vorrei che l'ultima fase della mia vita avesse un senso. Che le mie idee di sinistra antifascista e antirazzista si coagulassero in un progetto di vita. Vorrei vendere la casa che ho a Lubecca e acquistare per un Euro alcune case in un paese da cui la gente è fuggita per riuscire a ridargli vita, insieme ad altri, in modo alternativo alle soluzioni di vita ritenute attualmente percorribili. Vorrei un paese in cui c'è il macellaio, il ciabattino, il sarto, il fabbro, il contadino, il pastore, l'insegnante, il dottore, e cosí via. Non ho alcuna idea da dove cominciare e come. Avrei bisogno di consigli e aiuto. Me lo puoi/potete dare? Con grande stima un caro saluto e auguri Enrica Danovaro assieme
Paolo Gianardi da Piombino (LI) pubblicato il 4 Dicembre 2019 alle 10:38
Caro Mimmo, a nome della Rete solidale e antirazzista di Piombino (LI), ti chiedo per favore di venire nella nostra città, della quale sei cittadino onorario, per un incontro pubblico sui valori e l'esperienza accogliente di Riace. Rimborso spese e ospitalità confortevole a casa mia. Fissa tu la data, quando potrai, ma vieni a trovarci, per favore! Per saperne di più sulla Rete, scorri pazientemente www.restiamoumani.it .
Fedora Filippi da Berlino pubblicato il 25 Novembre 2019 alle 12:45
Abbiamo ospitato, come ANPI Berlino Brandeburgo Mimmo Lucano a Berlino e sono stati giorni molto importanti. Pensiamo di farvi cosa gradita nell'inviarvi il link di un articolo uscito oggi sulla serata da noi organizzata, dedicata a Riace e a Mimmo in un locale di Berlino dove sono venute più di 500 persone....una serata emozionante e ricca di umanità come solo Lucano sa trasmettere... ecco il link https://www.ilmitte.com/2019/11/mimmo-lucano-a-berlino-folla-esultante-sul-palco-viene-letto-il-messaggio-di-wim-wenders/ Fedora Filippi per Anpi Berlino
Salvatore Lieto da Mantova pubblicato il 5 Novembre 2019 alle 23:09
Ciao Mimmo, vorrei passeggiare con te per Stilo e respirare un po’ della stessa aria che ha respirato il tuo predecessore Tommaso Campanella. Tu la Città del Sole, forse l’hai addirittura costruita. Ti verrò a trovare.
Luciana Preti da Milano pubblicato il 3 Novembre 2019 alle 22:11
Caro Mimmo Lucano, la ringrazio per la sua partecipazione a Che tempo che fa. Ho ammirato la sua passione e la misura con cui la esprime, l'orgoglio e la modestia delle sue parole.Dovrebbe essere un esempio per la maggior parte degli uomini politici, presuntuosi e maleducati parolai. La ringrazio per le sue parole, la ammiro e le voglio bene.Spero vivamente che la sua attività ( la sua mission) riprenda.
Kay Bontempo da Napoli pubblicato il 3 Novembre 2019 alle 16:32
Gentile Sgr. Lucano, Buongiorno. Io sono una giornalista e filmmaker indipendente americana, e attualmente sto facendo un film documentario sul tema di integrazione di rifugiati e migranti in Italia. Volevo scrivere per chiederti se ti puó interessare parlare con me sulla storia di Riace e dal tuo lavoro come sindaco. Secondo me sei un'ispirazione e vorrei sapere di piú il tuo punto di vista su questo tema; mi piacerebbe anche condividerlo nel documentario se possibile.
Mancini da Alby sur Chéran (F) pubblicato il 2 Novembre 2019 alle 18:02
Buongiorno. Gestisco come volontario la proiezione di films, uno al mese, nel mio villaggio, Alby sur Chéran, in Alta Savoia. I films proiettati riguardano il sociale, l'ecologia e le azioni per un domani migliore. Nel maggio 2017 abbiamo proiettato "Un paese di Calabria" di Shu Aiello e Catherine Catella. Una storia eccezionale, con protagonisti eccezionali : la maestra, il curato, gli abitanti, i migranti e Mimmo Lucano. Per valutare l'impatto di un film sul pubblico, guardiamo quanto tempo mettono gli spettatori, quando è finito, ad alzarsi: quella volta, dopo diversi minuti, sono io che mi sono dovuto alzare e dire: "Mi dispiace, il film è finito!", nessuno si muoveva, forse per paura di spezzare l'incantesimo di questa fratellanza. In seguito ho seguito con un'indignazione sempre più intensa, con incredulità, le vicissitudini di Mimmo Lucano. E' duro restare ottimisti... MM
Lucilla Boole Ruiz da Canarias pubblicato il 1 Novembre 2019 alle 14:15
Lettera ai progressisti italiani. Per favore, Mimmo e amici, leggete le tesi esposte nel blog www.proibiamolaguerra.it e non rigettatele subito, nonostante la repulsione che vi suscitano per il loro carettere , diciamo, “onírico”, farneticante: potrebbero alla fine sembrarvi interessanti. Nel blog vengono esposte alcune tesi tra loro concatenate: la guerra come crimine sempre e comunque, l’analogia tra cittadino e nazione per quanto riguarda diritti, doveri e responsabilitá verso la comunitá, e quindi l'auspicio della messa in opera di una struttura sovranazionale dotata di organismi legislativi, esecutivi e giudiziari, vale a dire uno stato degli stati, una repubblica delle nazioni. Sono d’accordo con voi: queste sono tesi strampalate, troppo lontane dalle necessitá della gente. Sono idee che non rilanciano l’economia, che non impiegano masse di disoccupati, che non rendono leggero il carico fiscale, che non tengono pulite la strade. Permettetemi peró di difenderle brevemente prima che come tesi, come ipotesi di dibattito. Dai primi anni ottanta la sinistra italiana è andata perdendo identitá. Prima di quegli anni un’identitá ce l’aveva: era l’opposizione e lottava per degli ideali che, se a livello internazionale andavano delineandosi come fallimentari, in Italia avevano procurato dignitá a diversi gruppi sociali. Con la caduta del muro di Berlino e il successivo tracollo della prima repubblica, gli ex-comunisti si sono fusi con la parte sana dei partiti di centro in decomposizione ed insieme hanno cercato di essere socialdemocratici di tipo nordico, vale a dire oculati amministratori. Peró non è facile amministrare un corpo lacerato come l’Italia. Alcuni sforzi dei socialdemocratici italiani sono stati coronati da successi importanti come l’ossigeno. Peró ci sono state anche molte omissioni di soccorso, obiettivi vacui, mosse sbagliate, programmi miopi, mancanza di coraggio soprattutto, problemi e contaminazioni che, debitamente risaltate dall’opposizione, hanno permesso alla destra di spadroneggiare. Una nota a margine: la destra italiana non è una destra conservatrice, ma una destra tribale ( basti pensare allo smodato predominio dell’interesse privato, perfino di un’unica persona e della sua corte, sull’interesse pubblico. Modalitá esistenziale costruita, alimentata e consolidata per mezzo del domino dei mezzi di comunicazione e di intrattenimento ). Negli anni scorsi piú di una volta i socialdemocratici sono stati chiamati dalle urne o dall’Europa al capezzale di un’Italia esaurita dal precedente malgoverno della destra. Al capezzale del paese i socialdemocratici non hanno mai operato il miracolo opportuno. Anzi, propinando medicine - che per definizione sono amare - non tanto efficaci - per insicurezza deontologica - sono diventati i garanti dello status quo, cioé della malattia, richiamando su di sé lo sdegno dei numerosissimi italiani che si ritengono geneticamente innocenti. Oggi la sinistra è a pezzi. Contro i progressisti si è schierata un’armata brancaleone composta da sfascisti malcontenti, da gente frustrata dalla complessitá della scienza, da una classe dirigente inventata sotto i banchi di scuola, da gente che odia per pusillanimitá, da gente che mitizza epoche o sistemi che l’evoluzione ha bocciato, da gente cocciuta che nega l’evidenza e sostiene realtá alternative alla realtá condivisa, da una destra che oltre che cattiva, come da tradizione, è diventata anche crudele e bigotta. Quindi, dall’esterno degli schieramenti, vediamo da una parte nani, saltimbanchi e ballerine, una umanitá variata e colorata, stimolante (non per tutti, ma per molti gusti), vivace e bellicosa, riprodotta ed amplificata dai media che per natura riprendono lo spettacolo ed il sangue, e dall’altra parte un manipolo di funzionari, con i loro dossier, i loro dati alla mano, la loro buona e mediocre volontá, che faticano a mantenersi in scena. Tra loro si esortano a rilanciare la sinistra. Ma rilanciarla come ? In stile Blair, Clinton o Macron? La destra si rilancia ogni giorno creando nemici, spaventando la gente, strumentalizzando gli incidenti, clamando al cambio ed intanto la sinistra cosa fa ? Difende il sistema, accollandosi le colpe della cattiva gestione del potere sia da parte sua che da parte della destra. La destra sfida il paese a cambiare e la sinistra si rimpicciolisce, perché non ha nulla da proporre, non ha nessun piano, non sa dove andare. La destra marcia mentre la sinistra guarda. Ora, non é che io abbia la presunzione di risolvere i problemi elettorali della sinistra e dei progressisti italiani, a me principalmente preme proibire la guerra, un tratto primitivo che deturpa la nostra civilizzazione. Peró, come conseguenza, mi chiedo se la necessitá di istituire un ente sovranazionale che unisca tutti i popoli per scongiurare la guerra, vale a dire l’omicidio di stato incredibilmente tollerato con atteggiamento passivo perfino da chi aborrisce la violenza, non potrebbe essere un utile obbiettivo, una bandiera, per la sinistra italiana. Di Mao ho sempre e solo apprezzato un detto, proprio di un leader di successo: “è bene marciare alla testa del popolo, ma non troppo avanti, se no il popolo non ti vede”. Prescindendo dal valore intrinseco della battaglia contro la guerra che ho intrapreso, sospetto, come voi, che la mia proposta sia inutilizzabile dalla sinistra italiana, perché troppo grossa come impresa e di remota realizzazione. Vi prego di considerarla comunque per un momento. Un anelito verso strutture sovranazionali, che allarghino la vista dalle nostre pozzanghere ad un panorama piú ricco e vario, favoriscono la nascita e la riorganizzazione di partiti europeisti. Quindi un desiderio di armonizzarsi in un piú ampio paesaggio esiste nella societa italiana, al di lá dell’europeismo istituzionale dell’establishment politico ed economico. Ma l’Europa è una creatura delle cancellerie. I popoli europei l’hanno ricevuta in regalo dai loro governanti. ( Anche la Societá delle Nazioni e l’Organizzazione delle Nazioni Unite sono state incubate nelle sfere piú alte del potere). E ancora: difendere i valori dell’Unione Europea è un impegno doveroso e necessario, tenendo conto che ci sono persone che, per lo meno a parole, dichiarano essere disposte a credere che tornare a un’Italia versione pre o post 1860 è una soluzione ai problemi del 2020. Peró, se vogliamo perseguire fino in fondo il conseguimento dei benefici della collaborazione tra i popoli, perché fermarci in Europa ? Lottare per una Europa compiuta è pur sempre progresso, peró significa anche lavorare alla fondazione di un’altra superpotenza, al riconoscimento di piú ampi confini. Significa rischiare di ampliare il sovranismo da nazionale a continentale. Noi oggi abbiamo l’occasione di essere pazzi, coraggiosi e visionari. Abbiamo l’occasione di rilanciare la sinistra al di lá dell’orizzonte, come dire: possiamo dare alla sinistra un obiettivo a lungo termine che la tenga viva e al lavoro per qualche decennio. Badate bene: non credo che questa sia l’unica idea o l’idea migliore per salvare dall’inanitá la sinistra italiana. Valutando la tempistica del programma che propongo, mi auguro che una mente piú feconda indichi una meta piú facilmente e in minor tempo raggiungibile. Epperó, se il tempo passa e non ne salta fuori nessuna ? Sono anni che aspettiamo un rilancio che non si intravede. Ed ancora: il programma di proibiamolaguerra è un buon programma, un passo comunque indispensabile per il progresso, anche perché, finché la guerra non verrá inserita nel diritto internazionale con il nome semplice di omicidio premeditato, l’umanitá non potrá dirsi emancipata dalla barbarie naturale. Chi è contro la proibizione della guerra propugna implicitamente la guerra. Chi sogna il sovranismo prepara la guerra. I popoli sovrani, per mantenersi sovrani, prima o poi devono menarsi tra di loro, come han sempre fatto. Chi non sferra il primo colpo è giá mezzo sovrano. Al sovranismo bisogna che la sinistra contrapponga la filosofia della collaborazione. Della collaborazione perfino coatta, a spese del dialogo. I dialoganti dialogano fino a stancarsi e poi ognuno va per la sua strada senza aver cambiato idea, cronicizzando la lesione. Il pianeta non puó piú permettersi tanta tolleranza. I dialoganti devono avere la possibilitá di portare il loro conflitto davanti una assemblea che rappresenti tutti i popoli del pianeta ed in quella sede esporre le proprie ragioni. L’assemblea esaminerá il materiale e finalmente voterá una risoluzione che sará vincolante, e fine del dialogo. Il politico “normale”, con aspirazioni circoscritte all’amministrazione e alla conquista del potere, si concentra troppo sul consenso. Spia i desideri della gente, che è un insieme eterogeneo di persone, prova a compaginarli con la sua teoria politica e cerca di accontentare tutti, o di accontentare il maggior numero di elettori senza scontentare il resto. Preso fra parecchi fuochi si dirige ora lá, ora qua: non cammina, ma deambula. Anche la destra cerca il consenso, ma si aiuta creando uno o piú spauracchi e compatta le parte meno colta della popolazione contro un nemico immaginario. Per uno schieramento politico individuare un nemico è vitale. Prima di Berlinguer la sinistra aveva un nemico, il capitalismo, l’imperialismo, ed era piú sicura di sé. Guarda caso, era inserita in un progetto internazionale e per un breve periodo lideró una attualizzazione del progetto marxista per l’Europa. Nonostante il comunismo sia morto da quarant’anni, alla destra italiana fa comodo additarlo ancora come nemico pubblico numero uno o due. In effetti è un nemico comodissimo perché, in quanto morto, neanche respira. Ma uno schieramento politico, invece di fondarsi sulla lotta contro un nemico, ha la possibilitá oggi di aggregarsi intorno ad una esigenza morale storicamente ineludibile. Il mondo, per lo meno la parte di popolazione piú evoluta culturalmente, è pronta per questo salto, voglio dire: è pronta per planetarizzare qualsiasi problema, riconosce l’urgenza di collaborazione e coordinamento globale. A questo punto il presidente di una regione, il sindaco, il deputato si chiederá come la mobilitazione verso un programma progressista tanto audace e di ambito intercontinentale possa ispirarlo nell’amministrazione quotidiana della cosa pubblica. Credo infondendogli coraggio. Inducendolo a non sforzarsi di accontentare tutti, bensí a procedere verso la direzione nell’interesse della causa, che è talmente al di lá delle meschinitá contingenti da impedire l’accidentale impantanamento. Sforzandosi di essere impopolare. Brillando per le sue scelte coraggiose, sprezzante dei sondaggi. Non esitando a esigere sacrifici dai suoi elettori. Praticamente pronto a morire. Naturalmente non sará rieletto, ma intanto è divenuto un punto nitido di riferimento. Puó anche darsi che sia rieletto, perché al “popolo bambino” piacciono i tipi tosti. Se questa proposta fosse dibattuta e migliorata, grazie alla forza del suo indiscutibile valore etico, potrebbe riattivare gli attivisti, sollevare i depressi, aggregare nuovi soggetti politici, dare una speranza concreta a chi desidera un mondo migliore. Bene, spero non avervi annoiato e buon lavoro.

Il Signor Sindaco e la Città Futura
Video di Gianfranco Ferraro

Riace – Città Futura

L’associazione ‘Città Futura – Giuseppe Puglisi’ è stata fondata nel 1999 con l’intento di trasformare Riace in una città dell’accoglienza. Il sogno è quello di una cittadina basata sugli stessi valori della cultura locale, incontaminata dal capitalismo e dal consumismo. Una cultura dell’ospitalità, che trova sempre il modo e lo spazio per accogliere dei forestieri. Domenico Lucano, Sindaco di Riace, vede nei migranti non una minaccia ma un’opportunità storica per rivitalizzare un villaggio che pareva destinato a spopolarsi.